La cataratta secondaria è una patologia che provoca un calo visivo a seguito dell’intervento di cataratta.
La cataratta secondaria può presentarsi dopo mesi o anni dall’intervento originario ed è provocata dall’opacizzazione della capsula posteriore del cristallino. L’intervento di Capsulotomia ha lo scopo di eliminare chirurgicamente questa opacità.
Questo articolo spiega perché può rendersi necessario questa procedura ed i casi in cui è consigliata.
Perché si verifica la cataratta secondaria
La cataratta è quella patologia che comporta un calo visivo a causa dell’appannamento del cristallino. Durante l’intervento di cataratta, il chirurgo rimuove il cristallino naturale dell’occhio ormai opaco, sostituendolo con una lente intraoculare artificiale, abbreviata IOL.
Cos’è il sacco capsulare?
Durante l’operazione, è importante che la membrana che avvolge il cristallino, detta sacco capsulare, rimanga perfettamente intatta, in modo che la IOL possa venire impiantata al suo interno. Il sacco è ancorato al muscolo ciliare attraverso i legamenti ciliari. Se si rompe, il cristallino artificiale può fuoriuscire e cadere all’interno dell’occhio. Questa è la complicanza più temibile della chirurgia della cataratta, perché se la IOL resta priva di supporto, è necessario un intervento complesso di ancoraggio del cristallino artificiale nella sua posizione naturale.
Le cause della cataratta secondaria
A seguito dell’intervento per rimozione della cataratta, nel 2-5% dei pazienti si può presentare una cataratta secondaria. Cioè col passare del tempo, può verificarsi che anche la capsula posteriore del sacco capsulare, lasciato in loco, si opacizzi. Questo fenomeno è detto cataratta secondaria e può causare un importante calo della vista del soggetto operato.
I sintomi e quando richiedere la capsulotomia
I sintomi della cataratta secondaria sono molto simili a quelli della patologia originaria:
- Calo della vista
- Vista offuscata
- Minore percezione della nitidezza dei colori
- Diplopia, una sensazione di visione sdoppiata
In presenza di un calo di vista o di difficoltà visive, si consiglia di recarsi dall’oculista per verificarne la causa. In caso sia presente una cataratta secondaria, sarà necessari sottoporsi a una pulizia della capsula posteriore del cristallino mediante laser tramite l’intervento di capsulotomia.
Capsulotomia: come avviene l’intervento?
Questo intervento avviene mediate lo Nd:YAG laser (Yttrium Alluminium Garnet). Si tratta di un trattamento molto veloce ed efficace, completamente indolore, che crea un’apertura nella capsula posteriore, “ripulendola” dall’opacità in via definitiva.
L’intervento di capsulotomia viene effettuato in modalità ambulatoriale e non necessita di alcun ricovero. La durata dell’intervento è di pochi minuti. Dopo aver efficacemente effettuato una capsulotomia con lo YAG laser, non è più necessario ripetere il trattamento.
Tempi di recupero della capsulotomia
Come già detto, dopo aver effettuato l’intervento il paziente riacquisisce pienamente le sue capacità visive entro poche ore.
Pur essendo un intervento semplice e poco invasivo, si consiglia di farsi accompagnare per la necessaria dilatazione della pupilla e l’abbagliamento che residua nell’immediato postoperatorio.
Può capitare che a seguito dell’operazione siano visibili corpi mobili, come macchie o puntini fluttuanti all’interno del campo visivo. Questo “effetto collaterale” è perfettamente normale ed è dovuto ai frammenti di capsula polverizzati dal laser che si disperdono all’interno dell’occhio. Scompare nell’arco dei giorni o settimane successive al trattamento di capsulotomia.
Se hai eseguito l’intervento di rimozione della cataratta e presenti un calo di vista, sappi che è un problema relativo e perfettamente gestibile in pochi minuti solitamente già al momento della visita, se questa viene effettuata in una clinica attrezzata.